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AUTO - MARCHIONNA

2008-12-09

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Elettrici Antinvendio

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Dalessandro Giacomo

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CORRIERE della SERA

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REPUBBLICA

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2008-12-08

Secondo l'Ad Fiat non tutti gli attuali protagonisti del settore ce la faranno a sopravvivere

C'è spazio solo per chi fa più di 5 milioni di veicoli l'anno. Il Lingotto dovrà cercare partner

Marchionne: "La festa è finita

Resteranno solo 6 grandi gruppi"

di VINCENZO BORGOMEO

"La festa è finita". La celebre battuta dell'avvocato Agnelli oggi è stata ripresa dall'Ad Fiat Sergio Marchionne: "La crisi cui stiamo assistendo e che non ha precedenti, obbliga - ha spiegato il numero uno del Lingotto - il comparto a un profondo ripensamento che porterà a un consolidamento del settore a livello mondiale nel giro di 24 mesi. Se ciò non avverrà - ha concluso - i mercati finanziari reagiranno con tolleranza zero. Dobbiamo quindi sederci intorno a un tavolo e riconoscere che la festa è finita. Non tutti gli attuali protagonisti del settore ce la faranno a sopravvivere".

BLOG, dite la vostra

Marchionne è senza freni e in un'ampia intervista al quindicinale Automotive News Europe di oggi spiega poi che dal punto di vista finanziario "non ci sarà la fine del mondo nei prossimi 12 mesi". "Il sistema continuerà a funzionare - ha detto - e sono convinto che usciremo da questa crisi. Ciò che non avevo previsto è l'incapacità, da parte del sistema finanziario, di convincere il mondo che gli interventi messi in atti stanno funzionando e di mettere a posto lo stesso sistema finanziario. Ecco perché non voglio fare previsioni sull'andamento della domanda l'anno prossimo o nel 2010. Per il 2009, Fiat è attrezzata per gestire e superare le incertezze, anche se non sarà facile".

Le parole dell'Ad hanno insomma scatenato un inferno. E già perché la logica conseguenza di tutti questi discorsi è che comunque il settore subirà un forte scossone. E non è un caso che è lo stesso Marchionne a spiegare con chiarezza che "dopo la crisi economica resteranno solo sei grandi gruppi. Ossia riusciranno a sopravvivere soltanto quelli con una produzione superiore a 5,5 milioni di auto all'anno".

A chi si riferisce Marchionne? E quali alleanze future vede? Ovviamente a queste domande l'Ad non ha risposto. Sappiamo però che - come Gruppi - fanno più di 5 milioni di auto all'anno solo General Motors, Toyota, Ford, Volkswagen e Renault-Nissan). Si sa inoltre che Fiat non arriva nemmeno alla metà della soglia di sopravvivenza prevista dal suo condottiero. E questo lascia supporre più che legittimamente possibili e futuri accordi.

Non a caso Marchionne spiega poi che "per i costruttori di massa alla fine ci sarà un americano, un tedesco, un franco-giapponese, probabilmente con una ramificazione negli Usa, uno in Giappone, uno in Cina e un altro potenziale player in Europa". Sembra l'inizio della classica barzelletta ma è invece uno scenario da incubo per la Fiat che si vedrebbe messa in un angolo perché troppo piccola.

"Non posso continuare a lavorare sulle auto da solo - ha continuato infatti Marchionne - perché ho bisogno di una macchina molto più grande che mi aiuti. Ho bisogno di una macchina condivisa". E qui torniamo all'annoso problema di casa Fiat, un'azienda troppo piccola per comprare un altro marchio e troppo grosso per essere a sua volta comprata. Marchionne però, si sa, non parla mai a caso. E - probabilmente - ha già nel cassetto una carta segreta, da giocare per far sì che la sua azienda non rimanga in panchina nella partita globale che si sta per giocare. Quale sarà? Dite la vostra

(8 dicembre 2008)

 

 

 

 

L'UNITA'

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2008-12-09

 

 

 

 

 

il SOLE 24 ORE

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2008-12-08

Marchionne: "C'è spazio per un grande gruppo europeo"

8 dicembre 2008

Sopravviverà solo chi produce più di cinque milioni e mezzo di auto all'anno. Lo ha dichiarato Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat, in un'intervista pubblicata oggi sul quindicinale dell'industria dell'auto "Automotive News Europe". Questo target oggi è raggiunto solo da General Motors, Toyota, Ford, Volkswagen e Renault-Nissan. Secondo il numero uno della Fiat, la crisi porterà ad una forte ristrutturazione del mercato dell'auto perché "non può continuare ad andare avanti come in passato: l'indipendenza in questo settore non è più sostenibile". La parola d'ordine è concentrazione: "La nostra strategia delle alleanze industriali mirate era un metodo per arrivare a un certo tipo di aggregazione. – spiega Marchionne - Ma vista la situazione dei mercati e quel che ci aspetta in futuro, quanto fatto finora non basta". Secondo l'amministratore delegato della Fiat "tra due anni potrebbero restare solo sei grandi produttori: uno statunitense, uno tedesco, uno franco-giapponese con una possibile ramificazione negli Usa, uno in Giappone, uno in Cina,e infine resterebbe lo spazio per un altro soggetto europeo". Stando all'ipotesi, la casa torinese potrebbe trovare spazio proprio in questa combinazione europea che potrebbe includere anche attori non europei. Tra i possibili candidati per la costituzione del "sesto" grande gruppo globale ci sono la Bmw e Daimler Benz.

"Se ciò non avverrà - ha affermato Marchionne - i mercati finanziari reagiranno con tolleranza zero. Dobbiamo quindi sederci intorno a un tavolo e riconoscere che la festa è finita. Non tutti gli attuali protagonisti del settore ce la faranno a sopravvivere". Le parole di Marchionne sono in linea con quelle rilasciate da John Elkann in un'intervista al Sole 24 Ore: " Stiamo attraversando una crisi epocale da cui il mondo dell'automobile uscirà radicalmente mutato, e Fiat potrebbe giocare un ruolo nel suo consolidamento".

Intanto il top manager del Lingotto sta lavorando per mettere al sicuro il gruppo Fiat Group Automobiles dalle conseguenze della crisi: " Sto tirando i freni su tutto, sto tirando i freni su nuovi modelli il cui sviluppo non è ancora arrivato all'80% o al 90% - ha spiegato Marchionne - La nuova Alfa 147 uscirà, questo è sicuro, ma se mi chiedete se investirò in un nuovo Suv per l'Alfa la risposta è no"

 

 

 

 

Scuse da Gm: "Abbiamo prodotto

auto di scarsa qualità"

8 dicembre 2008

Auto Usa, Obama pone condizioni per gli aiuti. Dodd: "Wagoner lasci Gm"

Crisi dell'auto, accordo Casa Bianca-democratici per aiuti da 15 miliardi

Marchionne: "C'è spazio per un grande gruppo europeo"

Speciale 2e4 Ruote

Quasi come in uno scandalo rosa. General Motors, alla vigilia del voto del Congresso sugli aiuti di Stato per uscire dalla crisi nera, esce allo scoperto e ammette di non essere stata all'altezza delle aspettative dei clienti. "Abbiamo prodotto vetture di scarsa qualità, vi chiediamo scusa", è il senso del messaggio.

In un'inserzione pubblicitaria apparsa su Automotive News la big di Detroit dichiara infatti di "aver deluso" e addirittura di avere perfino "tradito" i consumatori americani. "Siamo rimasti leader negli Usa in termini di vendite, ma ammettiamo di avervi deluso", afferma Gm, aggiungendo che "talvolta abbiamo tradito la vostra fiducia lasciando che la qualità andasse al di sotto degli standard industriali e che il design diventasse poco attraente".

Nel comunicato, dal titolo "L'impegno di Gm verso gli americani", Gm spiega che "la proliferazione di marchi e rete di vendita ci ha fatto perdere un focus adeguato sul nostro mercato strategico Usa. Abbiamo anche squilibrato il nostro mix di modelli a favore di pick-up e Suv". La casa americana, che ha chiesto al Governo Usa 18 miliardi di dollari per continuare a operare, aggiunge che "nonostante ci siamo mossi rapidamente per ridurre i costi previsti di oltre 20 miliardi di dollari, Gm si trova spaventosamente vicina a essere a corto di liquidità".

Un eventuale fallimento della casa di Detroit acuirebbe però la recessione in atto nel Paese e "metterebbe a rischio milioni di posti di lavoro", aggiunge Gm, che nel messaggio sottolinea anche il proprio impegno per ristrutturare e cominciare a rimborsare i contribuenti dal 2011.

Insomma, dopo che i top manager dell'auto in audizione al Senato la scorsa settimana si erano detti disposti anche a essere "commissariati" da un supervisore federale pur di avere dallo Stato i miliardi necessari per non chiudere i battenti, ecco che arriva un nuovo gesto mirato a mettere in buona luce un'industria che i consumatori non vedono ormai di buon occhio. Del resto, dopo il salvataggio pubblico delle banche anche quello dell'auto finirebbe per pesare sui contribuenti.

E sono ormai roventi le polemiche sulla leadership. Nel corso del fine settimana Chris Dodd, influente presidente democratico della commissione bancaria del Senato, ha chiesto che il presidente e ceo di Gm, Rick Wagoner, si faccia da parte. "Una vera ristrutturazione - ha commentato Dodd - deve iniziare da un cambio al vertice".

Pronta la reazione di Gm. Il portavoce Steve Harris, che ha affermato che l'azienda apprezza il sostegno di Dodd verso i prestiti di emergenza al settore dell'auto; tuttavia ha anche aggiunto che "i dipendenti, i concessionari, i fornitori e il consiglio di amministrazione di Gm ritengono con forza che Rick (Wagoner, alla guida del colosso automobilistico dal 2000) sia la persona migliore che possa gestire Gm in questo momento pieno di sfide e incredibilmente difficile".

Altra voce sicuramente di parte quella del vicepresidente di Gm, Bob Lutz: il salvataggio dell'industria dell'auto Usa, ha dichiarato alla Cnbc, dovrebbe essere frutto di "uno sforzo congiunto" e Wagoner non deve diventare "un agnello sacrificale" in questo processo.

L'attesa comunque è tutta per la giornata di domani, quando il Congresso degli Stati Uniti potrebbe finalmente approvare il tanto atteso piano di salvataggio dei tre big di Detroit, ovvero Gm, Ford e Chrysler.

Gli aiuti - 15 miliardi di dollari, che dovrebbero assicurare liquidità almeno fino a marzo 2009 - verrebbero concessi a fronte di precise condizioni: tra queste, la costituzione di una commissione di supervisione preposta al controllo del processo di ristrutturazione dell'intero settore dell'auto, e la possibilità che i finanziamenti vengano ritirati nel caso in cui le aziende non adottino passi concreti per il loro risanamento.

Il board di supervisione sarebbe composto dai segretari dei dipartimenti del Tesoro, dell'Energia, del Lavoro, del Commercio e dei Trasporti e anche dal numero uno dell'agenzia federale per la protezione dell'ambiente, la Environmental Protection Agency (Epa).

La copertura potrebbe essere trovata attingendo non ai 700 miliardi di dollari del maxi piano di salvataggio per le banche (Tarp), ma al fondo da 25 miliardi di dollari che è stato creato l'anno scorso per aiutare le case automobilistiche a costruire auto più efficienti sul fronte dei consumi.

Gm, Ford e Chrysler dovranno però, secondo le prime indiscrezioni, fare non pochi sacrifici a fronte dei prestiti concessi: porre limiti ai compensi dei dirigenti, smettere di pagare i dividendi agli azionisti, elargire al governo una fetta dei loro futuri guadagni e rimborsare i contribuenti prima di qualsiasi altro azionista.

Intanto sembra che le differenze tra la Casa Bianca e i democratici del Congresso si stiano finalmente riducendo, sebbene le controparti debbano trovare ancora un accordo sui dettagli del piano. (Al.An.)

 

 

 

 

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2008-10-31

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http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_homepage_03.php?IDCategoria=1

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http://www.europaquotidiano.it/site/engine.asp

http://www.gazzetta.it/

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http://www.wallstreetitalia.com/

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http://www.panorama.it/

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http://www.sorrisi.com/sorrisi/home/index.jsp

http://www.sanpaolo.org/fc/default.htm

 

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